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giovedì 9 agosto 2012

Il tatuaggio è una violazione alla propria privacy!!!

C’è stato il tempo dei denti d’oro, quello del diamante incastonato in bocca e anche quello del molare tatuato.
Ora è l’era dei denti al Led. La moda arriva dal Giappone, dove il ghigno fosforescente è diventato in pochissimo tempo un vero e proprio must per tutti gli adolescenti.
A realizzare il dispositivo necessario ad ottenere il sorriso più luminoso che si possa desiderare sono stati i designer Motoi Ishibashi e Daito Manabe.

 E’ una specie di paradenti (simile a quella che usano i pugili) che si illumina grazie a luci al led rosse, blu e verdi. Le luci si attivano quando chi indossa il paradenti sorride, e il colore si può cambiare a piacimento grazie a un dispositivo wireless. Cose da matti!!!
   Cosa spinge una persona a decidere di farsi disegnare sul proprio corpo qualcosa di indelebile e che quindi rimarrà impresso per sempre sulle proprie membra?


L’arte di decorare il proprio corpo attraverso il tatuaggio ha radici molto antiche ed è rimasta un’attività ancora di moda. Nei tempi antichi il tatuaggio serviva a riconoscere a quale gruppo sociale si apparteneva, ad esorcizzare le paure, a comunicare, ad abbellirsi. In qualche modo anche oggi il tatuaggio assume tali valenze.
Di fatto un disegno sulla pelle, che si è ben consapevoli che rimarrà per la vita (salvo poi decidere di eliminarlo con le tecniche moderne), sicuramente comunica qualcosa di sé, della propria personalità, di un evento che è stato o è ancora significativo nella propria esistenza. La scelta di dove farsi il tatuaggio, come anche il soggetto da imprimere sulla pelle, non è casuale. Secondo gli psicologi che studiano la psicologia dei tatuaggi, la persona che sceglie di farsi un disegno indelebile nella parte destra del corpo è aperta, solare, realistica; mentre chi si fa tatuare nella parte sinistra del corpo è una persona con poca stima di sé, pessimista, insicura. La persona che si fa tatuare sulle gambe è infantile e impulsiva; mentre chi sceglie la caviglia dimostra carattere combattivo nel caso sia un uomo e gelosia nel caso sia una donna. Prediligere le braccia denota un periodo di vita in fase di maturazione e maggiore consapevolezza di sé al contrario invece di chi sceglie di tatuarsi sul tronco, che dimostra così di avere un carattere forte e deciso. Tatuarsi nelle zone genitali assume un significato erotico e sensuale, in particolare per le donne.
Importante è anche che tipo di soggetto si decide di imprimere per sempre sulla propria pelle. Solitamente le donne preferiscono soggetti piccoli come farfalle, fiori, delfini, luna, sole, stelle, ecc., mentre gli uomini scelgono maggiormente animali che denotano grande forza come leoni, draghi, oppure guerrieri, vichinghi, disegni celtici, anche in formato piuttosto grande rispetto alle dimensioni predilette dalle donne, come a voler acquisire la forza e il potere del soggetto impresso sulla pelle.
Soggetti che invece piacciono sia agli uomini che alle donne sono temi astratti come i disegni tribali. Chi sceglie il tatuaggio tribale è una persona che vuole mettere in risalto la propria individualità rispetto alla massa. Alcuni si fanno imprimere sulla pelle frasi particolarmente significative (anche intere poesie) che diventano un motto per la vita; altri scelgono gli ideogrammi giapponesi. Chi sceglie di tatuarsi scritte in giapponese o poesie in varie lingue è un esteta ed ha un gusto raffinato.
La motivazione a farsi un tatuaggio cambia con l’età e con il tempo. Un adolescente ad esempio può scegliere di farlo per affermare la propria personalità; un adulto invece potrebbe decidere di farlo per ricordare qualcosa, qualcuno o una fase importante e significativa della propria vita (ad esempio, molti si fanno tatuare il nome dei propri figli). Di fatto farsi tatuare può essere doloroso, soprattutto rispetto alla sensibilità della zona del corpo scelta: ciò per alcuni rappresenta una prova di coraggio che dà maggior valenza al soggetto tatuato. Le occasioni che spingono a scegliere di farsi un tatuaggio possono essere le più disparate. Abbiamo detto ad esempio: la nascita di un figlio, ma anche l’inizio o la fine di un amore, il diciottesimo compleanno, la data del matrimonio, ecc. Di solito comunque i giovani si sentono orgogliosi di avere un tatuaggio ed utilizzano il proprio corpo come qualcosa che serve a comunicare con gli altri, come un vessillo di se stessi da mostrare.
Chi però decide di farsi un tatuaggio in un punto nascosto al contrario non vuole sbandierarlo a chiunque, ma solo alle persone che decide e nel momento in cui vorrà. Alla stessa stregua di quando una persona non vuole raccontare tutto di sé, ma preferisce mantenere riservati i propri segreti o desideri.
Con il tempo il tatuaggio diventa una parte di sé, tanto da assumere un valore aggiunto a livello comunicativo: esso esprime aspetti di se stessi tenuti nascosti, ma che possono essere "letti" e interpretati da coloro che hanno voglia di capire l’interiorità di chi lo "indossa".
La persona che esibisce un tatuaggio desidera solitamente comunicare, senza aggiungere parole a ciò che già mostra agli altri, attraverso il linguaggio dei simboli e delle immagini. Quindi da una parte il tatuaggio esposto assume una dimensione pubblica, rispetto al tatuaggio nascosto e visibile solo in determinati momenti e solo da alcune persone prescelte caratterizzato invece da una valenza pur sempre comunicativa ma privata e selezionata. Nonostante queste differenze la principale caratteristica del tatuaggio è proprio il suo intento comunicativo, che sarà tanto più forte quanto più dolorosa sarà stata la pratica per realizzarlo.
Io non ho tatuaggi e non prevedo di farne, li reputo inutili...sono una violazione alla propria privacy basta fare un giro in spiaggia, "leggi sulla pelle " di un individuo che non conosci  vita, morte e miracoli...inconcepibile!!!


Vostra Carpe Diem

lunedì 6 agosto 2012

Anna anesthetized


Fu solo dopo aver visto la bottiglia di wodka, completamente vuota , che Anna realizzò...
Era accaduto ancora una volta, così si precipitò al telefono, alla cronologia ed i suoi sospetti divennero realtà.
Lo aveva telefonato, lo aveva tormentato nuovamente.
Perchè era attratta da quell'uomo che non le aveva mai mostrato interesse?
Perchè mai?
Forse perchè lei  era assecondata in ogni capriccio...
Lei  otteneva sempre ciò che voleva...
A lei che le bastava uno sguardo ed una parola per far  cadere ai suoi piedi qualsiasi uomo...compreso il suo , che la seguiva in ogni corsa stramba che intrapendeva.
Cosa le stava accadendo?
Agli occhi di quell'uomo era insignificante, come le cose che scriveva...
Dopo essersi accertata di essere caduta nuovamente in tentazione ... provò a rimediare con un sms di scuse, ma la risposta di Paolo fu molto secca:
" Cancella il mio numero , per piacere"
Paolo non era bello, anzi  una via di mezzo tra il  ridicolo e l'insignificante, basso, occhi e capelli scuri un tipo che passa inosservato, ma per lei era terribilmente affascinante... forse perchè era inafferrabile, profondo e malinconico come i suoi racconti , che non smetteva mai di leggere.
I suoi racconti erano intrisi di una malinconia che le apparteneva, c'era quasi una "solitudine di vita" nella quale si riconosceva pienamente.
Così non sapendo cosa fare, cominciò a scrivere per lui,  un giorno, prima o poi l'avrebbe letta.


Con gli occhi al cielo

Sono stata notti a tentare di trovare
 le parole adatte
 a quello che pensavo fosse
un disastro del quale ero l’artefice.
Notti a cercare giustificazioni,
per scelte non programmate,
e avvolta nel buio ho dimenticato
che le risposte non esistono.
Guardo il cielo terso ora,
nessuna preoccupazione
tormenta i miei  pensieri più reconditi,
l’immensità mi ha reso viva…
Lascio che il sole mi accechi
gli occhi e li faccia lacrimare,
così da dare sfogo all’anima
che innocente corre in me.
Anna



 Vostra Carpe Diem

Il giardino incantato



Volevo salutare il piccolo giardino incantato che mi accoglie nelle giornate di sole. Non sempre mi concedo a lui, spesso sono in casa,  ma a volte, quando voglio un momento mio, quando ho voglia di silenzio e di pace, vado lì, nel piccolo paradiso ... piccolissimo giardino.

Dietro all’anonimo muro di cinta, conserva una calma irreale, la luce soffusa filtrata dagli alberi, un maestoso silenzio, una piccola arroganza di quiete in tanto tumulto.


Ma come varchi la porta ecco che lasci alle spalle tutti i carichi della vita, da quell’ingresso stretto non può passare nient’altro che te stesso, i guai, le preoccupazioni, le mille parole i mille pensieri no, quello zaino sulle spalle non passa di lì. Lì dentro entri solamente per come sei, vai lì per stare con lui così com’è, immutabilmente accogliente.
Ha assistito a tante mie cose, il piccolo giardino: lì dentro ho fatto picnic d’amore, festeggiato un compleanno con panini, torta e piccolo spumante, lì ho dormito  dopo una notte di mille baldorie prima di rituffarmi nel lavoro, e tante volte mi sono presa mezz’ora per me e per il mio amico libro e per i miei amici pensieri.
 Ieri, per esempio, mi sono deliziata nel confronto con gli altri giardini pubblici che ho incontrato nella vita: il ricordo lontano di quell’estate a New York, quando, provinciale al massimo, meravigliata di tutto, pranzavo come una di loro nei piccoli cortili sulla strada. Ho pensato anche a quanto diverso è dai grandi e perfetti giardini di Londra, tu piccolo e un po’ spettinato, ma anche io mi sento così, per questo ti cerco.

Carpe Diem

Non voglio!



Perché non voglio,
non voglio più stare male, essere catturata nelle spire di un’altra mente, perché non voglio più plasmarmi su aspettative che non siano le mie, perché non voglio più essere felice se faccio felice e essere infelice se rendo infelice.
Mi dispiace, scendo, anzi, sono già scesa!!!

Nelle relazioni si può stare solo se si è disposti ad accettare il giusto compromesso, che si accetta solo quando c’è amore, se non c’è amore è solo lotta e sterile terra di conquista.
Da dove nasce tutto questo?

 Per esempio anche da qui, da questo inizio di articolo che ho letto su Le Monde Diplomatique scritto da Dubrayka Ugresic, scrittrice serba in esilio: “In un vecchio film sovietico, ispirato al romanzo di B. Levreniev “Il Quarantunesimo” c’è una scena che mi chiama in causa.
Il film racconta la storia di una giovane e coraggiosa soldatessa dell’Armata rossa che cattura un nemico e se ne innamora.
A un certo punto al suo compagno manca la carta per le sigarette.
E lei, generosamente, dà al prigioniero il solo oggetto prezioso che possieda:un modesto blocchetto a cui ha affidato dei versi.
Lui arrotala il tabacco con le poesie della soldatessa e le fuma a sbuffate insolenti, fino all’ultima riga.”

Le parole per alcune sono una forma di arte, per altri una forma di espressione, c’è chi le usa per creare e chi per comunicare, per alcuni sono importanti per altri sono inutili. Chi ne è padrone può usarle come una spada, e come con una spada può giocarci e disegnare mille arabeschi e danzarci insieme, oppure può essere freddo e tagliente e recidere, come è da sua natura.
Io le uso perché ne ho troppe dentro, di parole, di immagini e sensazioni, e me ne libero scrivendo, le faccio uscire perché ho bisogno di fare un po’ di posto per fare entrare nuove sensazioni, che subito danzano dentro di me e creano quelle immagini che racconto.
Ad alcuni le partecipo e  le offro come la cosa più preziosa che ho.
Ma non accetto che nessuno usi il mio blocchetto di parole per farsi una sigaretta.
A qualcuno l’ho permesso, adesso non più.

Carpe Diem


venerdì 3 agosto 2012

Ormài

Ormài...
Sono così stordito del niente che mi circonda, che non so come abbia forza di prendere la penna per rispondere alla tua del primo. Se in questo momento impazzissi, io credo che la mia pazzia sarebbe di seder sempre cogli occhi attoniti, colla bocca aperta, colle mani tra le ginocchia, senza né ridere né piangere, né muovermi altro che per forza dal luogo dove mi trovassi. Non ho più lena di concepire nessun desiderio, neanche della morte, non perch’io la tema in nessun conto, ma non vedo più divario tra la morte e questa mia vita, dove non viene più a consolarmi neppure il dolore. Questa è la prima volta che la noia non solamente mi opprime e stanca, ma mi affanna e lacera come un dolor gravissimo; e sono così spaventato dalla vanità di tutte le cose, e della condizione degli uomini, morte tutte le passioni, come sono spente nell’animo mio, che ne vo fuori di me, considerando ch’è un niente anche la mia disperazione.

G. Leopardi

mercoledì 1 agosto 2012

La tribù dei senza palle


L’inglese The Sun dà notizia di un uomo sui vent’anni che, con un intervento casalingo, si è rimosso da solo i testicoli prima di buttarli via in un parco pubblico.
 Ha poi atteso 24 ore prima di presentarsi al pronto soccorso del Chesterfield Royal Hospital, nel Derbyshire.
 Si pensa che il gesto sia stato una sorta di tentativo fai-da-te di cambiare sesso.
 Il giovane – il cui nome non è stato reso pubblico – avrebbe detto al personale ospedaliero che la procedura è stata “molto meno dolorosa” di quanto si fosse aspettato.
Un residente locale dice invece: “Mi lacrimano gli occhi quando ci penso”, e aggiunge, “C’e chi ha smesso di portare il cane a spasso in quel parco per paura di ciò che potrebbe scovare”.
Infatti, sono molti gli uomini che cercano di " scovare", passano una vita intera a " scovarle" e non  trovano proprio nulla...

Dopo "L'uomo tellina " e " L'uomo affetto dalla S.A.C. "
-stronzaggine acuta cronica

oggi esamineremo " La  tribù dei senza palle"






I senza palle li trovi ovunque tu vada,,  anzi direi che in questo ultimo periodo abbondano, amano i social network, si può dire che sono la loro seconda dimora...
Il senza palle è solitamente un omino che ha già superato una
" certa" età, approssimativamente va dai 45 anni  a salire; però ci sono anche le eccezioni, quelli che sono senza palle ...come dire ? Da sempre , ecco!

Questa specie abita il pianeta da sempre 
 Non vive in branco e solitamente si nascondono dietro un telefonino acceso, ma privato  di  suoneria, altri prediligono la segreteria telefonica...altri ancora , vivono nell'ombra con account finti  come loro del resto...

Poi ci sono i peggiori della tribù che sono quelli che si nascondono dietro le gonne delle loro  rispettive signore, che indefesse lavorano nella speranza che un giorno o l'altro ,  il loro uomo possa trovare una  " nocciolina" ....

Ci sono anche quelli romantici e, che vivono alla ricerca del "grande amore", senza accorgersene che la vita non aspetta loro...passano di storia in storia, di letto in letto, da un'illusione all'altra, solo per il gusto di fare "sano movimento".... e quando poi gli si presenta " l'occasione d'oro" per un sano , ma vero movimento concordato .... cosa succede?
Accampano scuse al limite della fantascienza...

Non trovano le palle..... noccioline, solo noccioline!!!

Credo fermamente in ciò che segue:

Essere troppo disponibili
e mostrare la forza che non possiedi
ti farà divenire in modo plausibile
il prossimo individuo di cui approfittare volentieri.


Porgere con umiltà l'altra guancia
e rispettare gli altri così come vorresti essere rispettato
ti farà ritornare a casa pieno di lividi
e con quel bene che non ti verrà mai restituito.

Questo dice il vangelo della Terra
che nessuno sostiene di voler comprare,
ma che in parte tutti hanno contribuito a scrivere,
così è citato in questo libro:

La natura e la vita modifica ogni giorno
cambiando all'inverosimile le regole del gioco
ed incrementando la confusione che ci dorme accanto.

Gli opposti non si attraggono
semmai si dileguano,
chi disprezza non compra
e non ti vuole nemmeno in regalo,
chi fugge stai pur certo che poi non t'insegue
e non ti duole meno il cuore
solo perché l'occhio non vede.

Questa è la profezia del vangelo della Terra
pronunciata per mettere in difficoltà i timidi,
in questa vita dove non è vero che gli ultimi
saranno destinati un giorno ad essere i primi.
  Continuate a  " scovare" ... prima o poi troverete qualcosa!
Non mi avvisate per piacere, per quel giorno sarò già morta ahahahah!

Che il vangelo della Terra sia con voi!

Vostra Carpe Diem