Anche in Italia, purtroppo, la festa pagana di Halloween ha rotto gli argini e dilaga. E non solo tra i banchi di scuola! Questa "festa" impazza in tutta la penisola, dalle discoteche di Milano e Roma alle piazze di paese, dove si ricicla la leggenda della nobildonna Lucida che vendette l'anima al Maligno per mantenersi giovane e bella. I seguaci di Wicca, una religione neopagana in rapida scesa in Europa e Nord America, che venera le forze della natura e segue le antiche pratiche propiziatorie tipiche dei Druidi (antichi sacerdoti Celti), vede in Halloween una delle sue feste principali. Halloween era in origine un'antica tradizione celtica, nata dall'inquietudine del buio dell'inverno, radicata in tutte le società agricole, quando il raccolto doveva essere già nei magazzini e il bestiame al riparo.
. Le origini
Il 1° novembre era il giorno più solenne dell'anno per i Celti (1)
(1) Senza voler negare l'esistenza di alcuni valori umani nella cultura dei nostri antenati celti, dobbiamo tuttavia notare con Vittore Pisani che i sacrifici umani erano, "presso i Celti praticati con una frequenza che ha destato la meraviglia dei contemporanei", sacrifici che potevano andare fino all'antropofagia rituale. (V. Pisani, Le Religioni dei celti e dei balto-slavi nell'Europa precristiana, Istituto editoriale Galileo, Milano, 1950, pp. 41-44).
che solevano fare le loro celebrazioni più importanti durante la notte dal 31 ottobre al 1 novembre, chiamata la notte di Samhaim, il quale era il "Signore della morte, il Principe delle Tenebre". I Druidi credevano infatti che, la veglia di questa festa, i morti dell'anno precedente tornassero sulla terra in cerca di nuovi corpi da possedere. (2)
(2) Era diffusa presso i Celti la credenza nella reincarnazione, cf. V. Pisani, La religione degli antichi Celti, in Storia delle religioni, II, Unione tipografico - Editrice torinese, Torino, 1962, p. 882- 883.
Mentre i contadini spegnevano il focolare per allontanare questi spiriti, i Druidi si radunavano su una collina in mezzo alla querce per compiere la grande cerimonia notturna in cui, tra le danze e i canti, si offrivano dei sacrifici per fare paura agli "spiriti cattivi". Il mattino, dopo avere acceso il fuoco nuovo, i Druidi facevano il giro delle case portando le ceneri ardenti del fuoco presso le famiglie affinché tutti potessero riaccendere il focolare familiare. In questa occasione chiedevano delle offerte per il loro dio e proferivano delle maledizioni in caso di rifiuto. Donde il "trick or treat" (offerta o maledizione) (3)
(3) Addolcito in Italia nella formula "scherzetto o dolcetto" (www.halloweeen.gozzilla.it).
e le famose rape (oggi zucche) nelle quali bruciava il fuoco sacro. E l'usanza moderna di travestirsi nel giorno di Halloween? Viene dai tre giorni di festa che succedevano alla notte dei sacrifici: durante questi giorni, i Celti si mascheravano con le pelli degli animali uccisi "per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con queste maschere grottesche, ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate in cui erano poste le braci del Fuoco Sacro". (4)
(4) Ibid.
Morte e demoni
Ovviamente, Halloween ci riporta in pieno paganesimo, un paganesimo mai sparito e che approfittò dello sconvolgimento religioso della Riforma per ritornare in "superficie": il 31 ottobre, vigilia della festa di Ognissanti (All Hallows' e' en in vecchio inglese), alcuni solevano festeggiare gli spiriti cattivi, lodando quando si opponeva alla bontà, alla bellezza di Dio, alla vita eterna... La Riforma protestante, portando con sé la perdita della fede e sopprimendo molte feste cattoliche (tra le quali la festa di Ognissanti), aveva deviato la pietà e quindi creato le condizioni favorevoli per tali cerimonie sacrileghe. Peggio ancora, la notte del 31 ottobre, capodanno dei Celti, è rimasta come il capodanno degli stregoni, perché è l'inizio di quanto è "cold, dark and dead..." (freddo, buio e morto...) e uno dei loro principali sabba ("Black Sabbath") (5)
(5) Abbé P. François, Halloween..., in "Le Sel de la Terre", 2001, n. 38, p. 182.