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giovedì 15 settembre 2011

Non basta più neanche un sorriso!

Cosa davvero vogliamo e possiamo fare per noi stessi e per le persone che amiamo? Oggi stavo leggendo le mie e-mail quando “gling” me ne è arrivata una da un' amica.
Una semplice dedica con uno di quei bellissimi e dolcissimi allegati, pieni di parole ed immagini dolci e serene. E la scritta finale che ti invita ad inviare il dolce pensiero agli amici che ami.


Stavo schiacciando “inoltra” quando mi sono fermata a riflettere, e mi auguro che quello che mi sento di dirvi adesso non ferisca i sentimenti di nessuno. Perché a volte, un sorriso non basta più.
A volte uno schiaffo (virtuale si intende) esprime più amore di un abbraccio.
Oggi viviamo in un mondo che cambia in continuazione. Un mondo che pretende molto, da ogni essere umano che non si accontenti di stare alla finestra, a guardare la propria vita scorrergli vicino.
Siamo sottoposti a pressioni altissime, sia sul lavoro che nella vita di relazione.
Siamo bombardati da messaggi che ci mostrano persone felici, realizzate, serene, economicamente indipendenti, stimate, amate.

E ciascuno di noi vuole essere così.
 


Siamo nati per essere felici, ne siete convinti?
Se non lo siete, guardate i bambini e valutate quello che vi ho detto con i vostri occhi.
Se non fossimo nati per essere felici, perché mai i bambini, che ancora non hanno subito tanti condizionamenti, userebbero tutto quello che hanno e che possono per migliorare? Imparare a camminare, a parlare, a comunicare, a giocare, a partecipare.
A sognare in grande!Biologicamente, ogni essere vivente, è costruito per tendere al benessere e al piacere. Che questo sia, per una pianta, crescere forte e rivolta verso il sole, per aumentare la sua sintesi clorofilliana; per un’aquila fare il nido sulla cima, per volare più in alto; per un essere umano usare tutte le sue capacità per realizzarsi ed essere felice.
Ma cosa è diventato oggi il nostro “modello” di felicità e serenità? Forse qui sta il problema? Forse era più facile, anche solo 100 anni fa, quando le regole e i ruoli erano più semplici e comprensibili?
Oggi, cosa definisce la felicità?
Credo che, per evitare di scrivere un trattato sull’argomento, potremmo definire genericamente la felicità come la possibilità di fare ed essere, ogni giorno, quello che veramente vogliamo fare ed essere.
 
Che questo voglia dire essere un genitore che cresce la sua famiglia, o un imprenditore che cresce il suo impero finanziario, o un volontario che si dedica agli altri o ….qualunque cosa che sentiamo come “la nostra strada”, dentro di noi.

Ma qualunque essa sia, percorriamola bene, non accontentiamoci di risultati mediocri,
pretendiamo per e da noi stessi il meglio, dando il meglio.
Purtroppo oggi incontro sempre più persone che non sanno veramente quello che vogliono, quello di cui hanno bisogno per essere felici, quello a cui aspirano per sentirsi realizzate. I messaggi che ci bombardano ogni giorno dalla TV, dai giornali, dalla pubblicità sono troppi, spesso incoerenti e rischiano di creare più dubbi che ideali a cui mirare. Qualche esempio pratico, anche se semplicistico?

Una madre o un padre che cresce i suoi figli, ma che poi si sente dire che una persona deve pensare anche alla carriera.
Una donna o un uomo in carriera che si sente rinfacciare l’egoismo di non aver investito sulla famiglia.
Una donna o un uomo che riesce a fare tutte e due le cose, anche se non vive proprio come nel mulino bianco, e che si sente dire che ha dimenticato il tempo e gli spazi per se stesso.
Un volontario che non ha i soldi per pagarsi le bollette, un imprenditore che si sente in colpa se si compra un’auto sportiva ….
 

Viviamo in un mondo così veloce e contraddittorio che qualunque scelta facciamo sembra nascondere un rovescio della medaglia doloroso. Così, spesso, le persone non decidono e si lasciano vivere, accettando quello che il momento porta, non realizzando che non decidere non è mai la decisione giusta. 

Non manderò a nessuno la e-mail con le dolci parole e i sorrisi e non perché non sia bella o non mi abbia fatto piacere riceverla, ma perché credo che l’amore (e su quello non si discute) sia la “cosa” a cui aspirare prima di tutto. Amore per se stessi e per gli altri. E se mi amo devo cercare e cercare ancora, fino a che non trovo e intraprendo la mia strada per essere felice. E se amo qualcun altro devo aiutarlo a fare lo stesso.


Cercare la propria strada per essere felici non è così semplice, ecco perché un sorriso può illuminarla per un attimo, ma un buon scapaccione può aiutarci a percorrerla, quando ci lasciamo andare alla routine o alla paura di fare scelte sbagliate e ci fermiamo, appollaiati su un muretto, a guardare gli altri che corrono. 
E' da un pò che sono sul muretto ! ! !
Mi rendo conto
Con affetto vostra