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mercoledì 13 aprile 2011

Serve forse una sollevazione popolare per porre fine ad un sopruso istituzionale senza precedenti?

La storia di ogni società è stata fin'ora la storia di lotte di classe.
Uomo libero e schiavo, patrizio e plebeo, barone e servo della gleba, membro di una corporazione e artigiano, in breve oppressore e oppresso si sono sempre reciprocamente contrapposti, hanno combattuto una battaglia ininterrotta, aperta o nascosta, una battaglia che si è ogni volta conclusa con una trasformazione rivoluzionaria dell'intera società o con il comune tramonto delle classi in conflitto. Nelle precedenti epoche storiche noi troviamo dovunque una suddivisione completa della società in diversi ceti e una multiforme strutturazione delle posizioni sociali. Nell'antica Roma abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel Medioevo, feudatari, vassalli, membri delle corporazioni, artigiani, servi della gleba, e ancora, in ciascuna di queste classi, ulteriori specifiche classificazioni. La moderna società borghese, sorta dal tramonto della società feudale, non ha superato le contrapposizioni di classe. Ha solo creato nuove classi al posto delle vecchie, ha prodotto nuove condizioni dello sfruttamento, nuove forme della lotta fra le classi. (Marx e Engels, "Manifesto del Partito Comunista")
Ed oggi?
La classe politica da un lato ed popolo dall'altro....

I costi della politica stanno diventando sempre più “provocatòri” nei confronti dei comuni cittadini, alle prese con una crisi economica senza fine. Serve forse una sollevazione popolare per porre fine ad un sopruso istituzionale senza precedenti?