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lunedì 13 giugno 2011

L'apparire dell'essere

C’é qualcuno che riesce a portare in eterno lo stesso abito. Altri amano cambiarlo a secondo dell’umore, per altri ancora, quest’abito, può essere accompagnato, senza stonare, da tante giacche diverse nel taglio e nei colori.
Credo che la cosa di basilare importanza sia un’ottima conoscenza di noi stessi e di tutte le nostre sfaccetature, dopo di che, si vive la vita, profumandola col nostro respiro o avvelenandola agli altri.
L’apparire può per molti essere un’armatura, dopo diverse cadute senza nessuna maniglia per alzarsi, beh, uno si organizza e cerca di farsi meno male possibile e forse qualche volta, l’armatura stessa diventa il propro essere e se qualcosa si infrange, s’incrina, può darsi che si riappropri del proprio io, facendo tesoro del suo vissuto.
C’é però, chi non teme niente, e va comunque per la sua strada sempre uguale, con il suo essere, mostrando agli altri la sua versione integrale e reale, usando, eventualmente, combattimenti frontali e sempre diretti, in genere costui, si medica sempre da solo le proprie ferite.
Di fatto, l’apparenza é sempre in prima linea, nel senso che, anche a colui più sensibile, percettibile o abile nel fiutare l’interno umano é il primo ingrediente che viene notato, discusso, maledetto o amato, in seguito, attraverso la conoscenza e la frequentazione, può avvenire la piena delusione o lo stupore.
Comunque sia, la vita può anche essere intesa come un gioco, ed ognuno ha le sue carte, esistono l’immagine, il cuore, i sensi, gli odori, e la testa al posto di comando, saper giocare sempre e magari con eleganza, mistero e correttezza, ed anche un pizzico di magia, credo esalti una complicità che dà calore all’essere, svelando in realtà la vera personalità.

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